12.06.2008
Il Funerale di mio Padre
Vorrei cominciare ringraziandovi per la vostra presenza e per il fatto che avete scelto di essere qui, assieme a noi, a condividere il nostro dolore.
Questo non è e non sarà un funerale impersonale, di quelli che si ripetono quotidianamente, provocati dalla disarmante impotenza, dalla confusione e dall’incredulità che la morte porta inevitabilmente con sé. Parliamo di qualcuno, di una persona vera e lo facciamo senza ipocrisie, rispettando uno dei suoi lati migliori.
Vorrei essere più forte e leggere, ma stavolta scelgo di farmi aiutare.
Quando mio padre moriva cominciava a nevicare, rendendo più dolce il languore glaciale dei suoi occhi, ancora aperti verso il sogno di un futuro migliore. Non ci sono parole che possano descrivere quello sguardo, se non l’idea di una melanconia profonda. Non esistono termini adatti a raccontare nulla in realtà, ma li si usa comunque, perché non c’è nient’altro da fare.
Non voglio rendere questo momento più triste di quanto non lo sia già… a Tiziano proprio non sarebbe piaciuto, quindi voglio solo ricordare ciò che era, assieme a coloro che gli hanno voluto bene.
Agli occhi di molti nostro padre, nell’arco di una vita piuttosto complessa, per certi aspetti anche molto divertente e purtroppo viziata, come quelle di tutti, da grandi sfortune, errori e tristezze, è forse potuto apparire controverso e per certi aspetti incomprensibile. Per noi Tiziano non è stato solo il migliore padre che potessimo augurarci di avere, ma anche un amico vero, immancabile, ed insostituibile. Abbiamo avuto la fortuna di sentire in maniera sempre molto netta quanto ci volesse bene e di sapere di essere per lui sempre al primo posto, ogni volta più importanti di tutto e di tutti. Non so quanto questo sia giusto o sbagliato, ma è stato meraviglioso e ci ha riempito di gioia, dandoci un motivo per andare avanti anche in momenti difficilissimi, prima di tutto per lui. La sua capacità di ascoltarci, la curiosità di sapere chi fossimo, il suo essere incredibilmente orgoglioso di noi indagandoci e cercando di conoscerci sempre meglio, a me ha regalato una sicurezza preziosa, qualcosa che mi fa sentire sempre a posto con me stessa e che non mi fa confondere con altro da me.
Quello che mi piacerebbe condividere con chi si trova qui oggi è la bellezza interiore di nostro padre, costituita da una purezza di idee davvero rara. Dal mio punto di vista Tiziano era un filosofo senza penna, che ha saputo amare e farsi amare da tutti, diventando oggetto di grandi passioni, ed allo stesso tempo di fortissimi rancori, così come accade a tutti coloro che suscitano sentimento e che non possono passare inosservati. Era dotato di un’empatia fuori dal comune e la sua cultura, educazione, ma soprattutto la sua spiccata intelligenza, gli permettevano di comprendere situazioni alle quali la maggior parte della gente non è nemmeno in grado di guardare, o di tollerarle senza sforzo, dominato da una rassegnazione singolare, perché sempre costruttiva.
Mi mancheranno i nostri discorsi e la lucidità che sapeva darmi.
Io e mio fratello ci siamo sempre detti che il suo motto, così come forse anche il nostro, era un “Chi se ne frega” inteso in maniera completamente diversa dal significato che comunemente si dà a queste parole, focalizzato sull’idea che la quasi totalità delle cose intorno alle quali ruotano le nostre società non ha assolutamente senso, né importanza, di fronte agli aspetti autentici, ed anche apparentemente violenti, della natura e della vita.
Sembrava sempre che nostro padre non avesse bisogno di niente, se non di un semplice e genuino affetto: poteva vivere di aria, non aveva le esigenze e i paletti della gente comune…era vero e di fronte a tutti era sé stesso, senza alcun timore, passato forse da una grande timidezza e sensibilità, alla scelta di annullare ogni schermo. Come tutti ha affrontato i suoi momenti di depressione, ma l’allegria e un incredibile senso dell’umorismo, una buona dose di sano cinismo e di scetticismo, gli hanno consentito di ridimensionare anche le situazioni più difficili. La mia stima per lui è sempre stata immensa e continuerà ad esserlo, perchè come gli dicevo in lunghe serate passate a chiacchierare, nell’arco di tanti anni felicemente trascorsi assieme, che sono il mio tesoro più grande, io non sarei mai in grado di prendere tante cose della vita bene come in fondo le ha prese lui.
Tiziano era una persona che nell’arco della sua esistenza ha portato avanti idee estremamente precise, nonostante qualcuno si sia permesso di dire il contrario, che a cavallo di diverse generazioni ha saputo mantenere un fortissima coerenza e che in sostanza è riuscito davvero a restare sempre sé stesso nel cambiamento, scendendo a compromessi il minimo possibile. Non ha voluto troppo dalla vita, non si è avvelenato nel desiderio di chissà cosa, ed è stato invece in grado di apprezzare anche il minimo aspetto positivo di tutto ciò che gli capitava. In fondo la sua esistenza ha saputo godersela molto più di altri e per questo la amava, restando sempre giovane, spensierato anche in realtà contortissime, ironico, consapevole e nello stesso momento incredibilmente incosciente, in ogni circostanza… come un adolescente.
A volte mi diceva che sembravo una vecchia e aveva ragione, perché lui aveva una visione molto più giovane ed elastica della mia. Io sono catastrofica, ma ci si capiva al volo. Posso dire con gioia di aver sempre trovato in nostro padre una persona con la quale condividere profonde affinità elettive. Lui ci ha fatto il dono della sua confidenza, sapendo mantenere e allo stesso tempo totalmente superare, il suo ruolo di genitore, così come d’insegnante, com’era sua consuetudine. Si è saputo sempre mettere al livello della persona con la quale aveva a che fare, senza pregiudizi, in mancanza totale di barriere e tralasciando i filtri convenzionali della società. Da lui abbiamo imparato a dare il giusto peso alle cose, a ridere, a divertirci, anche ad incazzarci, di fronte alla moltitudine di cavolate, follie, ed assurdità che ci circondano, spesso mal celate sotto l’apparenza di una normalità che per fortuna non esiste.
Tiziano era sempre un passo avanti, era arricchito da una grande immaginazione, ed era in sostanza un artista senza desiderio di fama, dalle grandi potenzialità tecniche e felicemente dominato dall’idea di portarle avanti sempre e solo per sé stesso, condividendole essenzialmente con gli amici e con coloro che considerava la sua famiglia. Tante volte gli ho ricordato quante cose avrebbe potuto fare e in realtà ne ha fatte moltissime: viaggi in posti lontani, esperienze di ogni tipo, fino ad arrivare ad una specie di ritorno alla vita agreste. Avrebbe potuto fare l’astronauta, ma soffriva di vertigini e gli andava bene così.
Io so solo che ci mancherà moltissimo, perché di questi tempi di persone autentiche come lui e talmente impermeabili a grandi casini, non se ne fabbricano più. Lascia tre cani e un gatto che lo cercheranno sempre e non credo che esista un compagno d’avventure e di marmellate come lui.
Alla fine è stato seriamente sfortunato: perché i suoi sogni vanno in fumo, perché era ancora troppo giovane, con tante cose da fare per le quali si era fortemente sacrificato, ma se potesse parlare probabilmente mi ripeterebbe quello che mi diceva sempre, vale a dire di averci almeno provato, perché tanto poi le cose vanno come dovevano andare. So però di certo che era preoccupato per i suoi figli e per la violenza della gente, per una sensibilità che lui conosceva bene e che si trasforma a volte in arma a doppio taglio, spezzando il cuore di persone apparentemente indistruttibili. Perchè se un individuo è in grado di farsi scivolare addosso molto, poi non è detto che ciò che permea non si trasformi in ferita mortale, così come quella che gli ha spezzato il cuore.
Non mi sarei aspettata altra morte per lui, se non in relazione a questo.
Dunque che dire papà, per non annoiare tutte queste persone e soprattutto la lettrice che si è gentilmente sacrificata per l’occasione?
Nulla, se non che ti abbiamo infinitamente amato…amato come un padre, come un figlio, come un amore, come un amico e che il nostro bene te lo sei meritato tutto, se non di più. Dicendoti ciao, Papi (e tu sai perché ti chiamo così), salutiamo una grande gioia e fortuna…ma alla fine tu avevi previsto anche questo, perché me lo dicevi… anche se la paura restava, fino all’ultimo.
Di tutte queste parole, in tuo onore, da veri pensanti, facciamo un bell’aeroplano di carta e gettiamole al vento, come volevi per le tue ceneri nel mare, romantico fino in fondo, davanti a un bel boccale di birra, stavolta buona.
Un bacio e a presto.
Leda, Michele e Celeste