Shame (2011)
Shame, secondo film del regista Steeve Mc Queen, artista polivalente ai suoi
esordi cinematografici, è una vera e propria riflessione sul concetto di
vergogna e sulla consapevolezza della mancanza di controllo su noi stessi,
sulla consapevolezza della deformità e della malattia della nostra psiche.
Nella vicenda attraversata dai due fratelli, simili anche se in condizioni
diametralmente opposte: Sissy (Carey Mulligan) persegue un disperato bisogno d’amore e d’attenzione,
mentre lo splendido Fassbender nel ruolo di Brendon , riesce ad amare
fisicamente solo se non lo fa mentalmente, vengono condensate tutta una serie di
problematiche che riguardano apertamente il contemporaneo. Si parla dell’abuso di internet, di solitudine
e di sopravvivenza, si viene colti per un attimo dal potere evocativo dell’arte
e della musica, si accenna anche alla cause di questo profondo e diffuso
malessere, in relazione alle brutture che accompagnano la crescita di intere
generazioni.
Il film è interessante, la
fotografia impeccabile, le inquadrature sono lunghe, intense, profondamente estetizzanti
e tutto è gelido e asettico, così come deve essere, andando a cozzare con lo
sporco che è nell’uso del corpo perfetto dei protagonisti e nelle loro anime.
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