Nuovi appunti: cose fatte, cose viste, i giorni passano troppo veloci
Il fatto che qui piova col sole non è una rarità. Questo è l'ambiente adatto al temporale estivo, che si presenta inaspettato quasi ogni giorno, con improvvisi scrosci d'acqua seguiti dopo pochi minuti dal sole, in un continuo alternarsi che dura in genere diverse ore, in particolare dalle quattro alle otto di sera.
Mediamente c'è sempre vento, come al mare.
La città è disomogenea, trovarvi un effettivo centro è quasi impensabile, tuttavia dei centri ben individuabili ci sono, ma sono diversi e collocati in zone abbastanza distanti della città. Penso che questa sia ormai una caratteristica di molte metropoli che vivono in maniera piena il contemporaneo: si sa, la società non sarebbe più strutturata su uno schema di tipo centripeto, bensì sull'esistenza di più poli d'interesse contemporanei e sovrapponibili, secondo la logica ad oggetti e relazionale, tipica del mondo informatico.
Gruppi di giovani ragazze, spesso vestite con un elemento comune, come la stessa maglietta o qualche copricapo strano, vanno in giro a vendere preservativi a uomini non accompagnati o a gruppi di soli uomini. Scattano foto e ridono; spesso una di loro ha in testa una veletta da sposa, dunque mi chiedo: saranno addii al nubilato (ma ogni sabato?), saranno gruppi goliardici universitari, saranno torture post-laurea, come i famosi festeggiamenti alla bolognese?!
Woolworth è una catena di intimo che, leggendo Andy Warhol, esisteva negli usa già negli anni '80. Qui a Francoforte ci sono diversi negozi che rappresentano il marchio, vendono un intimo particolarmente economico, ma la cosa buffa è come senza uscire di casa per giorni interi, un libro scritto più di vent'anni fa possa insegnarmi cose strettamente inerenti al mio quotidiano assurdo e atipico.
Lo scorso fine settimana ce ne siamo andati in giro per Francoforte. In questa città fanno sempre festa, ogni weekend ci sono manifestazioni in giro per tutta la città: bancarelle, botteghini in cui come al solito si mangia, ma soprattutto si beve (e ancora qualcuno dice che i tedeschi non si sanno divertire?!). Sabato c'era un festival sulla multiculturalità, altro argomento ricorrente da quando sono qui! C'erano russi, turchi, egiziani, un sacco di brasiliani, sul lungo Meno moltissimi stands con cose esotiche da mangiare, balli, musica, più concerti rock punk anche di gruppi sconosciutissimi e bravi, anche molto giovani. Qui vecchio e nuovo si contaminano perfettamente e gruppi musicali che da noi sarebbero relegati nei centri sociali suonano in manifestazioni popolari e di piazza. Sono molto meno ipocriti di noi!
L'unico neo è stata una costante variabilità del tempo degli ultimi dieci giorni: piove col sole, fa freddo, poi caldo, poi freddissimo, meglio portarsi dietro sempre l'ombrello e pensare di dover passare dal cappotto alla canottiera, ma è stato bello lo stesso, poi in realtà ogni volta che siamo stati in giro non c'è mai stato temporale, contrariamente al resto dei giorni della settimana.
Domenica abbiamo vagato tutto il giorno! Ho goduto per la prima volta delle gioie di Starbucks, dove più che gli stranissimi cappuccini mi ha colpita l'ambiente tranquillo e rilassante, fatto apposta perché non ti venga la malsana idea di disturbare mentre qualcuno (con tazzona tipica appoggiata sul tavolino davanti a sé), scrive, legge, consulta gratuitamente internet, dorme, oppure gioca a scacchi. Era così rilassante che non me ne sarei più andata! La formula del caffè letterario a metà tra il bar e la biblioteca può funzionare, ma la multinazionale è stata geniale: tutto, dal colore delle pareti, all'illuminazione, al parchè rovinato che suona antico, fanno venire voglia di restarci, come quando si cammina per le stanze di un museo o dell'archiginnasio e non si sente altro che una musica di fondo jazz-blues o il rumore sottile dei propri passi.
Al museo del cinema invece saremo rimasti tre ore: interessante, economicissimo e anche molto divertente. Qui nei musei si può interagire in diverso modo con le strutture: ti fanno provare un sacco di cose, in questo caso c'erano anche set veri e propri che potevi sperimentare, un piccolo cinema all'interno in cui proiettavano film di Stanlio e Olio, potevi toccare da vicino proiettori e macchine da presa, ma hanno fatto il tragico errore di non tradurre nulla in inglese, così per chi non conosce il tedesco o la storia del cinema, gran parte delle cose esposte possono risultare assolutamente incomprensibili! Peccato! Per i bambini tuttavia organizzano tantissime attività interessanti, ti fanno anche sperimentare la costruzione del film, alcune tecniche di base del montaggio classico, evitano di limitarsi al nostro tipico e noiosissimo giro guidato, per lo più sterile e ripetitivo, ma ti fanno invece provare, ti permettono di capire le cose toccandole con mano. Hanno una cultura senz'altro molto più pragmatica! Usciti dal museo siamo andati a vedere un'altra delle zone caratterizzate dalla forte presenza di grattacieli del centro città, architettonicamente molto interessante e poi la stazione, che sembrava un enorme fast food: dentro ci vendono davvero di tutto!! A ridosso della stazione, zona tuttavia non malfamata, c'è il quartiere a luci rosse, un bordello dopo l'altro travestito da normalissimo e civile condominio, oppure messo in evidenza come una videoteca o un palazzo d'arte. C'era un intero edificio dipinto totalmente di rosso con manichini in varie pose, assai divertenti, esposti sui balconi degli appartamenti. Ovviamente un posto quasi solo per uomini, dove non è consigliabile passare se si è sole, anche perché per strada è assai difficile distinguere tra una normalissima passante e una prostituta: alcune si vestono proprio come mi vesto io, che di certo non sono provocante! Breve sosta alla piazza dell'Euro, sempre molto kitsch, ma posta accanto al teatro dell'opera, altra interessante architettura che è tutto un gioco trasparente tra dentro e fuori e dalla quale si sente sempre suonare e poi, verso le nove di sera, belli stanchi ce ne siamo tornati a casa.
Ho ancora molte cose da vedere qui a F., ora tornare mi spiace, ma le cose belle devono sempre finire, a quanto pare!
P.s.: le nuvole qui corrono sempre velocissime: a volte fanno paura.
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