4.08.2007

300, di Zack Snyder sulla G.N. di F. Miller

Ok, l’ho visto anche io!! E dico subito che mi ha stupita quanto anche questo sia incredibilmente fedele alla Novel di F. Miller.

Prima di tutto sottolineo, dato che non basta mai, la splendida fotografia di Larry Fong, che ha del mirabolante per eleganza, sontuosità e perfezione, nonché sorprendente gestione del colore. Chapeau, ricordando che Fong è anche autore della fotografia di diverse puntate di Lost e di Hero di Zhang Yimou.

Il film non mi ha annoiata ed è volato via in un soffio. Certo, è un bel po’ retorico e assomiglia assai a tutto quel Fantasy o allo pseudo-storico che ci stiamo sorbendo negli ultimi anni, ma dal mio punto di vista resta comunque pertinente al suo ambito, a quello della Graphic Novel, senza molte altre pretese in più.

Per quanto riguarda i commenti di ordine socio-politico e tutto quello che si è detto accostando il film al contemporaneo, personalmente non sono d’accordo. A parte il rinvigorire i miei ricordi delle medie sugli spartani e l’illustrare bene certe tecniche di combattimento, a me è sembrata semplicemente una bella e sanguinaria storia sulla difesa della propria libertà e dei personali ideali, che non fa mai male. Il popolo di Serse arriva sì in Grecia con una posizione politica piuttosto originale e sofisticata, ma comunque in guerra, allo scopo di conquistare terre e spinto da una buona dose di fanatismo. Serse non è ovviamente in dialogo effettivo con le popolazioni indigene, ma desidera invece la loro completa sottomissione ed umiliazione, soprattutto in senso morale. La guerra è sempre guerra, è una dimensione folle, e i più coerenti restano forse gli spartani, pur nel loro essere profondamente intolleranti. Poi qui si parla di difesa, non d’attacco. Non si può certo ritenere sbagliata la difesa delle proprie terre, attuata sulle stesse (e non tramite bombardamenti aerei a distanza su quelle altrui). 300 mi è sembrato in sostanza un film sul mantenimento ad oltranza del libero arbitrio e in ogni senso anti-religioso (per questo ha tutta la mia stima), dato che è chiaro come a Leonida poco importi delle leggi divine e molto più di quelle civili ed umane, anche su quel versante che fa dell’uomo sempre e comunque un sanguinario. Il film mantiene di certo tutti gli accenti esagerati della storia, ma bisogna tenere presente che in buona parte è appunto ingigantito dalla fantasia di Miller e va benissimo così.

Unici veri nei, dal mio punto vista, restano la colonna sonora Heavy Metal che non c’entra nulla, forse usata per non consentire allo spettatore di confondere storia e fantasia e la voce terribile di Serse, un risibile doppiaggio italiano di Alessandro Rossi, che sinceramente si poteva evitare. Per il resto, gran bel film, non un capolavoro, ma senz’altro fatto bene, Sin City comunque resta sempre un gradino più su.